Il contesto normativo
Il D. Lgs. 8 giugno 2001 n°231 ha introdotto alcune novità di grande rilievo per l’ordinamento italiano. Infatti, ha ribaltato l’orientamento precedente, secondo il quale gli enti come le società non erano soggetti ad alcuna responsabilità legale, anche in caso di condotta irregolare degli amministratori.
Invece, il decreto 231/2001 ha stabilito una serie di ipotesi di reato che, se commessi da figure aventi funzioni direzionali o di controllo, o da soggetti sottoposti alla loro direzione e controllo, a vantaggio o nell’interesse dell’ente, comportano una responsabilità amministrativa anche per l’ente stesso.
I reati previsti dal decreto
I reati contemplati dal decreto 231/2001 sono costantemente aggiornati con nuovi provvedimenti normativi e risultano strutturati secondo varie categorie. Oltre alla criminalità organizzata o ai delitti contro la persona come razzismo e xenofobia, riguardano i rapporti con la Pubblica Amministrazione, il trattamento dei dati personali, il diritto societario, le norme a tutela dell’igiene e della salute sul lavoro, ed altri.
L’ultimo aggiornamento riguarda della riforma dei reati tributari, introdotta con la Legge 19/12/2019, n°157, più nota come decreto fiscale, insieme a modifiche in materia di ritenute e compensazioni negli appalti e subappalti, fatturazione elettronica e imposta di bollo.
Conseguenze pratiche del decreto
Il decreto 231/2001 riguarda società, cooperative, fondazioni ed altri enti. Il provvedimento implica che, se una persona avente uno dei ruoli indicati commette uno dei reati previsti, oltre alla responsabilità penale a carico dell’autore del comportamento illecito, è prevista una certa responsabilità penale/amministrativa punibile ai sensi di legge anche per l’ente.
A parte le sanzioni pecuniarie, che nei casi più gravi possono superare il milione di euro, la normativa prevede il sequestro del profitto illecito, l’interdizione dell’attività, il divieto di contrattare con la PA, la revoca delle autorizzazioni, ed altri provvedimenti. Queste misure possono rappresentare un costo davvero molto elevato per un’impresa.
Il modello 231/2001
Per evitare di incorrere in queste disposizioni, il decreto 231/2001 prevede per l’impresa una condizione esimente, che le consente cioè di evitare queste pesanti sanzioni. Questo requisito consiste nell’adottare in via preventiva un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire i reati previsti dal decreto stesso, e nell’affidare ad un proprio ufficio, autonomo nell’operatività e nel controllo delle procedure, il compito di vigilare sull’efficacia e l’aggiornamento del modello. Questo ufficio, chiamato organismo di vigilanza, a seconda della complessità dell’azienda, può essere costituito da un singolo individuo o da un gruppo di persone e i suoi membri possono essere interni o esterni.
Questo sistema di autocontrollo, noto come MOGC 231 (Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.Lgs. 231) o semplicemente modello 231, costituisce uno strumento facoltativo a disposizione dell’impresa e ha una grande importanza a livello organizzativo e gestionale. Esso integra, senza sostituire, sovrapporsi o raddoppiare il contenuto del DVR e delle altre certificazioni dei sistemi di gestione della sicurezza.
Il modello 231 nell’ambito della sicurezza
Infatti un’adeguata politica aziendale di gestione e tutela della sicurezza sul luogo di lavoro comporta l’utilizzo combinato del DVR, delle certificazioni ISO e BS OHSAS, e del modello 231, che rimangono sempre documenti distinti da vari punti di vista.
Il documento di valutazione dei rischi
Il DVR è un adempimento obbligatorio per tutte le aziende con almeno un dipendente o collaboratore. Analizza i rischi connessi alle varie attività e indica le misure di prevenzione individuali e collettive adottate in azienda.
Le certificazioni ISO e BS OHSAS
Le certificazioni ISO e BS OHSAS sono procedure volontarie che hanno l’obiettivo di minimizzare i rischi per innalzare i livelli di salute e sicurezza. Si rivolgono, oltre ai lavoratori, a tutti coloro che possono essere in qualche modo influenzati dalle attività dell’azienda come visitatori, clienti, soggetti terzi in genere e contribuiscono a migliorare l’immagine aziendale.
Il modello 231/2001
Invece il modello 231/2001, anch’essa facoltativo, è uno strumento cautelativo a disposizione di quei soggetti devono organizzare e gestire un ambiente di lavoro in cui la prevenzione dei rischi richieda un controllo assiduo. Infatti, le conseguenze della mancata osservazione di alcune norme antinfortunistiche, potrebbero costituire reati come lesioni gravi, omicidio colposo ed altri, la cui responsabilità ricadrebbe, come disposto dal decreto 231/2001, sull’azienda stessa.
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